Teodosio Martucci, 2021, 'Un primigenio, plastico pensiero', Rivista 'Artecultura' di Novembre.

 
 Copertina Rivista 'Artecultura', Testo critico di Teodosio Martucci, Novembre 2021
Copertina Rivista 'Artecultura', Testo critico di Teodosio Martucci, Novembre 2021


GLADYS SICA “Un primigenio,  plastico pensiero”
Rivista “Artecultura” di novembre 2021.


Nella ricerca scultorea di Gladys Sica, artista di origine calabro-argentina, ma da molto tempo residente in Italia,  si avverte chiaramente come il nodo  plastico della sua risoluzione espressiva sia l’anima stessa dell’opera. Il suo linguaggio ha come epicentro la figura umana, che  viene  intuita e sviluppata  in una sintesi essenziale in cui la  massa muscolare, il denso torcersi dei volumi, contribuiscono alla profondità della visione. La sua  opera è in controtendenza rispetto agli attuali orientamenti della scultura che  privilegiano l’assottigliarsi della  materia, quasi che quest’ultima facesse paura, fosse il mostro da evitare e non l’essenza stessa della scultura: ridurre  la scultura a  puro spazio che... assurdità !
Al contrario Sica sottolinea  nel suo intenso modellato il netto prevalere del pieno sul vuoto e nel contempo senza annullare  il dinamismo della scultura che è dato dal movimento dei piani, dalla loro repentina inclinazione su cui la  luce guizza con tocchi rapidi e sfuggenti. Per l’artista vale ancora il principio michelangiolesco del “levare”, di ricavare  la forma dall’involucro stesso della materia che già la contiene. Naturalmente la forma, la figura finale, incontrano la sensibilità dei nostri tempi con una stilizzazione efficace  in cui si possono  forse riscontrare elementi di un cubismo meno irrigidito, affine al ritmato linguaggio di un Archypenko. Nell’artista vi è certamente una predisposizione al monumentale, all’intensità organica dell’opera che deve solidificarsi o aprirsi in un suo nucleo generativo. Certo poi vi sono alcune soluzioni in cui il dato naturalistico è più percettibile, ma  le espressioni più sensibili della scultrice  sono quelle  in cui la struttura formale è preda di una sua più intima evoluzione, quasi che fra struttura e vita  vi fosse  un suggestivo contrasto, una  permanente  lotta su cui lo spirito dell’artista indaga con la sua  intuizione. La  poetica di Sica  predilige il primigenio, l’origine mitica dell’umanità, una sorta di Giardino dell’Eden  in cui all’uomo e alla donna erano sconosciute l’astuzia, la reciproca competizione, la corruzione. E’ una scultura che  va alla ricerca del primordio del linguaggio, quanto tutto è ancora in divenire, incerto,  affascinante ed angosciante nello stesso tempo. Uno stile quello di Sica che si allontana certamente dal realismo convenzionale, ma non dalla  potenzialità della  materia, anzi della carne stessa, che l’artista vuole affinare, ma senza  tradirne  l’intima ed evocativa poesia. Ecco perché le sue stilizzazioni non hanno quasi mai un effetto decorativo o formalistico, ma sono pregne di mistero, annunciano  qualcosa di sacro e di inviolabile. 
Da queste considerazioni emerge il profilo di una scultrice che  nella  molteplicità delle sue  espressioni è coerente  tanto sul piano formale quanto su quello più personale, simbolico. Il suo modellato procede  con uno scavo all’interno della  materia, per evidenziarne fratture, frammenti o punti di imprevista coincidenza, di contatto. 
In  parallelo alla scultura  Sica corrisponde anche sul piano della  pittura con dipinti nei quali è da  osservare  il raffinato grado di aggregazione della materia, che si alleggerisce del suo peso in  virtù  di una luce che vibra dal suo interno, quasi una sottile evocazione dello strutturalismo cezanniano, condotto però verso un maggiore affrancamento dai dati di realtà, in direzione di  una figurazione che tende a modellarsi di più sulla sfera dell’immaginario.Il risultato della forma è sempre un  processo in continua trasformazione che  va  intuito nelle  pieghe stesse dei piani, dei volumi, dell’architettura complessiva dell’opera. L’istinto di questa artista non è mai un  cieco abbandono, ma  un saggio controllo delle forze, qualunque esse siano, che regolano la  materia, nell’infinitamente  piccolo come sul piano  cosmico. In fondo la scultura, la pittura, per essere vere, autentiche, sembra suggerire Sica, non  devono fare altro che accompagnare questo primordiale  processo, che al di là delle contingenze tecnologiche, scientiste, sempre accompagnerà  l’uomo nella sua avventura storica e  naturale. 
Teodosio Martucci.