Gianni Pre, 2011, 'Il teatro delle visioni nell'opera grafica di Gladys Sica', Catalogo Mostra' Ars Futura, Grafica', Massarosa.

 
Personale, 'Dipinti, Cartoni, Sculture', Libreria Dell'angolo, con il critico Gianni Pre, Milano, 1999.
Personale, 'Dipinti, Cartoni, Sculture', Libreria Dell'angolo, con il critico Gianni Pre, Milano, 1999.


‘Il teatro delle visioni  nell’opera grafica di Gladys Sica’                                                                               Catalogo Mostra ‘Ars Futura, Grafica’, Villa Gori/Stiava, Massarosa, 2011

 

Se negli oli l’artista ci immerge in un magma di colori, che si tramutano in vibratili strumenti musicali, attraverso i quali il cielo, il mare, la terra, il vento, il corpo umano suonano – cantano la pulsante sinfonia della materia, nella grafica ( disegni su carta, tecnica mista a china e a biro, xilografia su legno e linoleum, acquaforte – acquatinta su zinco, punta secca su lastra radiografica, vernice alla gomma con testure su zinco ) ci sospinge in un universo più misterioso, più ambiguo, talvolta più rarefatto.

Rimane nella struttura, la trama nuda, l’ossatura delle iconografie, ma il predominare dell’ombra sulla luce, del silenzio sulla sonorità, del sogno sulla frenesia fa sì che tra gli interstizi dei solchi, emergano contrappunti chiaroscurali, magari interrotti all’improvviso, da desertiche cesure di bianchi  color calce.

E ci pare di fissare lo sguardo in una successione di stratificazioni, che prendono vie cripticamente oniriche, quasi l’artista cerchi di penetrare nella atavica galassia della memoria collettiva e individuale della terra dei suoi antenati.

Si ha, pertanto, la sensazione nel passare da una quinta all’altra di questo tormentato teatro interiore, di ritrovare archetipi di architetture, di “ maschere nude “, che rivivono, grazie alla sua fantasia rievocatrice, le loro sepolte passioni di sangue e l’inquietudine destinale come individuo e come umanità.

Ecco perché nelle allusive opere grafiche di Gladys Sica, i bagliori minimi della luce, i pollini dei suoni e delle voci sembrano depositarsi nelle nervature della visione in un racconto dai ritmi come aggettanti e scheggiati.

Gianni Pre